IOSHI e Sonambient suoneranno insieme all’Astro Club di Pordenone giovedì 5 gennaio.
Noi abbiamo due video che vi mostrano cosa vi aspetta e, in più, abbiamo chiesto ai due di raccontarci com’è nata la collaborazione.
IOSHI
«Io e Andrea solo di vista o di nome ci conosciamo da un po’, Pordenone è comunque una cittadina piccola e nella scena musicale più o meno tutti conoscono tutti. Nell’estate del 2015 capitai per caso ad una serata organizzata da Ghost.City Collective, un collettivo che spinge musica e arti visive nella tradizione più underground possibile con un forte riguardo verso le cose self-made, tipo packaging dei CD, ecc. Ebbi l’occasione di sentire alcuni artisti del collettivo tra cui anche Andrea. Qualche settimana dopo, ad un altro evento lo rincontrai, ci presentammo di persona e da li scattò subito un forte feeling, come anche con Ankubu, aka Marco Zanella, il braccio e la mente di Ghost.City. Da lì a poco entrai a far parte anche io di questo collettivo, che nel silenzio più assoluto rappresenta un’altra faccia ma soprattutto anima pura di questa fucina musicale che è Pordenone.»
SONAMBIENT
«The smallest part è il pezzo che apre il mio ultimo disco (Slow light): il suo incedere dilatato e spaziale ci sembrava il contrappunto ideale all’energia potente di Badda, e Ioshi ha reso ancora più esplicite nella ritmica le influenze footwork, grande passione che abbiamo in comune.
Io e Federico arriviamo dalla stessa città, Pordenone, e seguivamo i rispettivi lavori da tempo, ma è relativamente poco che ci conosciamo personalmente. Da subito è iniziata un’infinita serie di pomeriggi passati a discutere di musica, scambi di file e pranzi a base di seitan. La scorsa estate, con i nostri rispettivi dischi praticamente finiti, è stato quindi molto naturale dare una forma musicale più conclusa alla nostra amicizia: ci siamo segregati per una decina di giorni nel suo studio, al riparo dal caldo di agosto e con l’intento di rivisitare i brani di entrambi in un contesto più suonato, in cui emergesse con forza la sinergia tra due musicisti, fattore che necessariamente manca in un live più laptop-oriented al quale siamo entrambi abituati singolarmente.
Al termine di questa clausura abbiamo deciso di riprendere video e audio di una sessione, un po’ testimonianza e un po’ un assaggio di futuri live, ma non volendo sfruttare il classico immaginario sala prove/studio/club abbiamo chiesto aiuto ad alcuni amici, e dopo qualche telefonata siamo finiti nei bellissimi laboratori artigianali Delamont a Polcenigo, odore del legno nelle narici e vista sulle prealpi friulane. A immortalare il tutto c’erano i ragazzi di Never too late production, e questi due video sono il risultato di una giornata spesa tra cavi, taglieri e basse frequenze.»