Uomo Donna di Andrea Laszlo De Simone ci ha stupiti. Non pensavamo di poterci imbattere in un disco così puro, che se ne frega di essere generazionale e si muove tra passato e presente, tra psichedelia e cantautorato, tra canzone italiana, library music e strumentali semi-prog senza dar peso a quanto far durare i brani o a darsi un’aura paracula al passo con le mode.
Un alieno arrivato qui con una macchina del tempo, spaesato solo all’apparenza.
A guidarci tra i mille perché di ogni traccia è lo stesso Andrea Laszlo.
Uomo Donna
È il brano che riassume il tema portante di tutto l’album proporzionando e sintetizzando simmetricamente la relazione fra uomo e donna. “Tu sei una donna, io sono un uomo. Mi hai voluto bene. Io sono un uomo, tu sei una donna. Ti ho voluto bene”.
Sogno l’amore
È uno dei brani a cui sono più affezionato, ma non so bene il perché. L’ho odiato e tenuto nascosto per un anno intero. Mi generava un senso di vergogna. Poi invece me ne sono innamorato. Forse è l’unico che racconti davvero una storia.
Vieni a salvarmi
È un pezzo pieno di frustrazione. È una richiesta di aiuto che suona come una resa. Rabbia e rifiuto raccontati sotto un filtro di filosofia spicciola
Meglio
Questa canzone è talmente banale e sciocca che forse non vale la pena di parlarne. Mi ricorda che faccio parte della provincia di una cultura insipida. È una sola frase che si ripete, ma in quel momento avevo bisogno di dirla. Il titolo della prima registrazione era “Ti amo”, ma registrandola di nuovo ho nominato il file, appunto, “Meglio” perché era effettivamente venuta meglio.
Al di là di tutto è una canzone per una persona importante per me.”
Solo un uomo
Ecco, questa canzone è stata scritta in più fasi e in più momenti da Anthony Sasso e da me ed è già la terza versione che viene pubblicata. Secondo me ce ne sarà una quarta.
Eterno riposo
La fine di un rapporto.
Questo non è amore
Un attimo di follia. Io non so come sia possibile che questa canzone sia in questo disco. Forse sono bipolare.
Gli uomini hanno fame
Del testo di questa canzone rimango convinto. Ascoltandola mi rendo conto che nel suo insieme forse può suonare un po’ come un consiglio presuntuoso o addirittura come un fastidioso insegnamento, ma in realtà sto parlando solo a me stesso facendo il punto su tutto quello da cui vorrei fuggire e su tutte le cose che dovrei affrontare del mondo e della società. Ma alla fine del brano con una frase concedo a me stesso lo spiraglio per una blanda giustificazione al mio modo di pensare: “Ma non vi preoccupate di non aver lottato. Gli uomini hanno fame”. Ma in fondo la sensazione che mi resta addosso è quella di un vago senso di colpevolezza.
Che cosa
Registrazione in presa diretta dell’ultimo momento. Al termine delle riprese del disco fra la camera ed il giardino della casa di Filippo ad Exilles. Un divertissement. È una vecchia canzone.
La guerra dei baci
Anche per questo pezzo ho provato per un periodo un po’ di vergogna. Per me fa parte di quelle canzoncine immediate che sei felice di registrare nel momento in cui le fai, ma che dopo un paio di giorni senti pesanti come le idee stantie. Ma voglio bene a questa canzone quanto alla persona per cui è stata scritta.
E poi va sempre così con la musica: le canzoni si amano, si odiano e poi si riscoprono. Ma forse va sempre così con le cose in generale.
Fiore mio
A questa canzone invece voglio bene e basta. Ha già un po’ di anni e un po’ di versioni casalinghe alle spalle, ma non riesco a scordarmi la meraviglia e la tenerezza infinita del periodo in cui è venuta fuori. È stata una delle candidate a restare fuori dal disco ma invece, per affetto e per fortuna, è qui.
Sparite tutti
Per due anni Sparite tutti è stato il titolo di questo disco. Poi ho cambiato idea.
Tutto il disco ha un suo percorso ed è alla fine che spariscono tutti. All’inizio ci sono l’uomo e la donna.