Se mi fosse chiesto di associare la definizione “band di culto” a un gruppo, probabilmente gli Arab Strap sarebbero la prima scelta. Il duo scozzese – composto da Aidan Moffat e Malcolm Middleton – si è riformato lo scorso anno a distanza di 10 anni dallo scioglimento e di 20 anni dalla formazione. Un progetto artistico di qualità musicali e liriche indiscutibili, capace di lasciare un segno indelebile lungo un decennio e per quello a venire. Dopo le prime date del tour celebrativo e la pubblicazione di una compilation omonima che racchiude il meglio della loro produzione più rarità e b-side, la band approda nuovamente in Italia per due date, venerdì 28 luglio al Covo di Bologna e sabato 29 luglio all’attesissimo Siren Festival di Vasto.
Per l’occasione abbiamo fatto qualche domanda ad Aidan.
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Siete rimasti in contatto nel periodo di scioglimento?
Certo! Non ci sono state conseguenze negative o drammi quando ci siamo sciolti, semplicemente la sensazione che avessimo bisogno di andare oltre. Dopo lo scioglimento della band andavamo persino più d’accordo tra noi, perché era scomparsa la pressione del rapporto lavorativo.
Cosa è cambiato e cosa è rimasto essenzialmente identico, relativamente al vostro spirito e alla vostra musica?
La differenza ovvia è che noi – io, Malcolm, e tutta la band – siamo tutti migliori in ciò che facciamo, dalla chitarra alle voci alla batteria, abbiamo tutti dieci anni di esperienza in più. Non credo che il suono degli Arab Strap sia mai stato migliore di come sia oggi, il che era ciò che speravamo.
In che modo avete scelto le canzoni da suonare? È solo un caso che abbiate optato per molti brani con lunghe parti strumentali, come Turbulence, Girls of Summer, New Birds, etc?
Devi provare a capire cosa il pubblico vuole ascoltare – non ha senso riformare la band e fare un tour suonando b-side – così ci siamo concentrati sulle canzoni che ricordavamo che vagamente piacessero al pubblico sin dalla prima volta. Dovevano però essere anche divertenti per noi da suonare, ovviamente, pertanto una come Girls of Summer, che non è apparsa su nessun nostro album ma che ha sempre funzionato live, è perfetta. Non importa quanto durino o quanto siano strumentali, non è mai stato in considerazione – sebbene abbia effettivamente comprato una nuova tastiera per tenere occupate le mani durante i brani più lunghi!
Ci sono canzoni (o parti di esse) che non vi entusiasmano più, ma che comunque dovete suonate per forza?
Ci sono alcune parti di testi qua e là di cui non sono del tutto orgoglioso ora, ma semplicemente le cambio e spero che nessuno se ne accorga!
Siete oggetto di un vero e proprio culto per molte persone. Avete avuto modo di percepire quest’aura di leggenda riguardo la vostra musica mentre non suonavate più insieme?
Ahahah no! Non pensiamo affatto a noi stessi in questo modo, ma ci era chiaro che le persone continuassero a scoprire i nostri vecchi pezzi dopo il nostro scioglimento, che è ciò che si spera sempre accada per la musica – che sopravviva oltre il suo tempo.
Questo tour per il ventennale rappresenta un preambolo per nuove canzoni?
Non c’è nulla di programmato, no. Potremmo provare e vedere un po’ come va, ma abbiamo molti lavori da solista da portare avanti il prossimo anno quindi ci potrebbe volere un po’ qualora succeda.
Domandone: che cosa hai ascoltato negli ultimi dieci anni?
Non mi ricordo nemmeno cos’ho ascoltato negli ultimi dieci giorni! Principalmente i miei figli litigare tra loro.
Ci sono state reunion di altre band che vi hanno davvero impressionato?
Vedere gli Slint è stato bello quando è successo – non avevano mai suonato prima fuori dagli Stati Uniti, perciò ascoltare finalmente Spiderland dal vivo è stato stupendo. Ho amato davvero anche l’ultimo album degli Suede, Night Thoughts, e sono sempre bravissimi live.
Impressioni sull’ultima tornata elettorale in Gran Bretagna?
Il Regno Unito è stato gettato nel caos da una premier vanesia e affamata di potere che dovrebbe dimettersi immediatamente. E pure la Brexit se ne può andare a fanculo.
Vi siete formati nel 1996, vi siete sciolti nel 2006, vi siete riuniti nel 2016. Dove vi vedete nel 2026?
Avrò 53 anni nel 2026, non sono sicuro che a quell’età avrò voglia di continuare a cantare canzoni che parlano di drogarsi e scoparsi le ragazze, perciò immagino che gli Arab Strap saranno morti fino ad allora. Ciò detto, stando a come stiamo lavorando ora, potremmo arrivare il 2026 prima che finiamo un nuovo disco, quindi non si sa mai.