Di solito sorvolo sugli impulsi amorosi (del tutto personali), vero è che il lettore può non essere d’accordo, vero è che al lettore può non fregargliene niente. Ma quando ho tra le orecchie una produzione della Shit Music For Shit People i miei sentimenti aleggiano tra le spire del buonumore e l’ebbrezza.
Oggi, mentre rimpiango la neve di febbraio, vengono a farmi visita nelle cuffie i francesi Strange Hands che da Bordeaux mi portano in dono il loro debut album Dead Flowers, una superba commistione tra il noise-rock, la low-fidelity e le good vibrations di un surf-rock uniforme e mono-tono. Tutt’altro che noioso e gustoso come il limone con lo zucchero.
Il trio dunque toglie dal forno un lavoro autorevole fatto di genuinità e di quella vena punk che trova nei riff della chitarra, settata sulle alte frequenze simil-Danelectro dal sapore anni Sessanta, la sua massima espressione.
La batteria piccina e compressa (Anxious Pictures), la voce biascicata e strillata (l’outro di Bunny Slipper è la perfetta colonna sonora di un film d’exploitation violentissimo), l’organetto psichedelico e cartavetrato (mettere il repeat sulla lisergica Summertime) e l’ottimo lavoro di mixaggio sulle morbidissime distorsioni vincono l’Oscar per il miglior film straniero (e per i migliori effetti speciali).
Il sipario si abbassa con lo stoner rock di Trapper & Dodgers e la lucida schizofrenia di Warm Refletcion (di gran lunga la caramella più gustosa di tutto l’album).
Maneggiate con cura.
E indossate la mascherina protettiva.
C’est fantastique!